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Mirella Morre 2

VARALLO 10-6-2025 Il 2 giugno 1946 le donne italiane votarono per il referendum che trasformò il paese da monarchia a repubblica, dopo
aver partecipato alle elezioni amministrative della primavera, che è al centro della fortunata pellicola: “C’è ancora
domani” di Paola Cortellesi, con protagonista Delia “una brava donna di casa” che però, secondo il suocero: “ha il
difetto che risponde”, in anni in cui alle donne toccava tenere la bocca ben chiusa.
Mirella Morre, serravallese, cuoca d’eccezione, autrice di una serie di libri con le sue ricette della tradizione, salvate
dall’oblio del tempo, ricorda nitidamente il 2 giugno di settantanove anni fa, quando con mamma Cecilia, papà Vittorio,
i suoi fratelli e sorelle, abitava alle “palazzine”, oltre l’attuale Circonvallazione, un tempo attraversata da una passerella
sopraelevata. Quel giorno, di buon mattino, mamma con il vestito di seta e le scarpe décolleté di prima della guerra, la
borsetta al braccio, si preparava ad uscire per andare a votare: “Noi bambini giocavamo a cirimella tra le palazzine: il
Gianni Leone si lamentava che per soli tre giorni non poteva andare a votare: non aveva compiuto i ventuno anni. A un
rumore mi sono girata e ho visto Maria Clementi, Maria Zanocchio, la signora Sommariva, tutte sulla scala della
passerella, mamma l’aveva già oltrepassata e aspettava il gruppetto, papà era un po’ in disparte”.
Mirella, nata nel 1935, visse gli anni della guerra osservandoli con occhi di una bambina curiosa che cercava di capire
cosa stesse accadendo. Era una bambina riflessiva, ascoltava attentamente i discorsi degli adulti, ma sapeva quando
tacere: Don Florindo, finita la guerra, chiese anche ai ragazzi di raccontare ricordi, impressioni, lei partecipò ed il
sacerdote serravallese le donò il primo numero degli “Squilli della Casa di Riposo”, che lei conserva ancora.
Dopo la Liberazione finalmente papà pubblicamente affermò: “Io ci sono e posso finalmente esprimere la mia opinione,
che può essere diversa da quella che prevarrà, ma contribuirà a costruire una coscienza democratica”.
“L’indomani del referendum andai a scuola: sulla casa del Murera era apparso lo striscione: Repubblica. La nostra
maestra, Suor Velina, inquadrò subito quel mondo nuovo: speriamo che sia pace per tutti, non c’è più il re, ma la
scuola continua e a scuola si va per imparare”.
Come Presidente di seggio, ho avuto modo di vivere queste giornate referendarie: poche persone rimarcavano di essere
orgogliose di compiere un dovere civico conquistato a duro prezzo, in molte prevaleva la rassegnazione di compiere un
gesto svuotato di significato, ridotto a puro rito. La scarsa affluenza ai seggi, confermata in tutta la penisola, è un
segnale evidente di disaffezione, ma, parafrasando il titolo del film: ”C’è ancora futuro”, guardiamo oltre.

Piera Mazzone

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