VARALLO 15-4-2025 Sabato 26 ottobre, nella Sala Conferenze di Palazzo Racchetti, sede della Biblioteca Civica “Farinone-Centa”, era stato presentato il volume: La cappella di Cristo al tribunale di Erode al Sacro Monte di Varallo. Studi e restauri intorno a Tanzio, curato da Massimiliano Caldera e Cecilia Castiglioni, che raccoglie una ventina di saggi scaturiti dai risultati dei restauri ministeriali presso la cappella, proponendo contributi inediti su Antonio d’Enrico, meglio conosciuto come Tanzio da Varallo, e Giovanni d'Enrico, suo fratello, riletti alla luce delle importanti novità emerse nel corso dei lavori. Al termine di quell’incontro Cecilia Castiglioni aveva ricordato che: “Nella Cappella XXVIII, con un altro finanziamento ministeriale, sono in corso i restauri dei paramenti esterni che stanno riservando alcune belle sorprese”, svelate il 10 aprile 2025, con la presentazione ufficiale dei restauri dei parati esterni della Cappella di Cristo al Tribunale di Erode.
Marina Feroggio, Direttore Ente di gestione Sacri Monti, ha dato il via ai lavori e ha portato il saluto della Presidente Francesca Giordano, poi è intervenuta Beatrice Bentivoglio-Ravasio, Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli, che ha sottolineato il lavoro condotto di concerto tra tutela e gestione, ringraziando la ditta appaltatrice Tecnireco s.r.l. di Spoleto e tutte le maestranze del cantiere che hanno contribuito all’ottimo risultato raggiunto.
Cecilia Castiglioni, responsabile unica del procedimento, ha parlato dell’importante finanziamento ministeriale di 350.000 €, che è stato utilizzato per il restauro della “scatola architettonica”, premessa indispensabile per poi procedere al restauro della volta: “E’ stato un cantiere complesso che ha dato grandi soddisfazioni con quel colore ritrovato che ha davvero stupito tutti”. Il palazzo di Erode, nella mente dei progettisti, è un palazzo civico che prospetta su una piazza aulica: “Il restauro è il risultato di un lavoro corale in continuità con i precedenti cantieri che hanno interessato il complesso. Martino Bassi accolse l’eredità dell’Alessi creando
una piazza urbana, delimitata da edifici porticati, in ossequio alle norme controriformistiche. La Cappella XXVIII, costruita tra il 1619 e il 1627, su progetto di Giovanni d’Enrico e Bartolomeo Ravelli, all’interno rivela la perfetta compenetrazione tra apparato scultoreo e pittorico, creando un effetto tridimensionale di illusione prospettica per coinvolgere maggiormente il devoto”.
Annalisa Ferrante, ha parlato del cantiere seicentesco della cappella, in cui fu modificato il progetto originale dei fratelli D’Enrico: rispondendo alle richieste del vescovo Volpi, furono inserite delle vetrate, tamponate successivamente. Nell’Ottocento la cappella subì diversi interventi di intonacatura, furono sostituite le due colonne del pronao e rifatte le coperture con sopraelevazione. Gabriella Burlazzi ha spiegato l’importanza della progettazione, che si conforma ad un protocollo di modalità operative ormai consolidato: dalla documentazione fotografica del bene, alla ricerca della documentazione bibliografica ed iconografica, per analizzare criticamente tutte le informazioni raccolte, ma che trova sempre riscontro nel confronto con tutti i colleghi coinvolti nel progetto.
Dopo il rilievo dell’immobile e la restituzione grafica a computer, segue la diagnostica, la documentazione fotografica, realizzata accedendo anche al piano della loggetta superiore. Negli anni Ottanta il tetto della cappella era stato impermeabilizzato con una guaina bituminosa e dopo cinque anni erano state sostituite tutte le travature di legno antico e rifatta la copertura con beole non di provenienza locale. Tra il 1999 e 2000 era stata fatta una verifica statica seguita nel 2009 da un intervento di manutenzione straordinaria sugli intonaci esterni. Tra il 2018 e il 2020 era stato completato il restauro interno. “Il progetto è stato molto approfondito e il lavoro è stato molto coerente con il progetto presentato” ha concluso l’architetto Burlazzi.
Martina Fagioli, rappresentante della Ditta che ha eseguito i lavori ha parlato di: “Un cantiere importantissimo e bellissimo, con un progetto a monte molto dettagliato e quindi come ditta esecutrice non ci sono stati problemi. Il restauro dell’intero impianto architettonico ha richiesto un cantiere durato da maggio a dicembre, si trattava di un intervento su una “scatola contenitore” che racchiudeva al suo interno narrazioni, opere d’arte polimateriche, pregiati esempi di architetture e contenitore di opere d’arte, quindi il restauro aveva lo scopo di migliorare l’aspetto ma soprattutto quello di garantire la conservazione di quello che c’era all’interno”. Il degrado degli intonaci era dovuto alle correnti fredde e umide dell’esposizione sulla vallata del Mastallone e il lato ovest manifestava il Flos Tectorii noto anche come degrado differenziale dell’intonaco conformato a rosetta o fiore di intonaco, che compromette la compattezza stessa dell’intonaco. Sono stati ritrovati graffiti e atti vandalici antichi, che sono stati molto interessanti perché documentano antiche frequentazioni. L’intervento più significativo è stato il consolidamento dell’arco centrale. Il problema più grosso è stato la tinteggiatura della cappella, preceduta da una indagine conoscitiva, saggi stratigrafici: si è presa la coraggiosa decisione di riproporre la cromia arancione. Ci si augura che questo sia il primo degli interventi di restauro sulle parti esterne. Emanuela Ozino Caligaris, funzionario della Soprintendenza ha ringraziato il gruppo di operatori: Marina Fagioli, Claudia Fila, Marta Saltati, Mauro Camosso e Lucia Grava e sottolineato che la cappella è un esempio di come potrebbe essere la piazza dei Tribunali una volta conclusa: “Questo intervento è stato davvero esemplare per la meticolosità e la cura con le quali è stato eseguito: come se il manufatto architettonico fosse stato un’opera d’arte. Ogni scelta è stata condivisa tra tutte le figure professionali legate alla conservazione di un manufatto: fondamentali la ricerca dei documenti fatta da Massimiliano Caldera, mentre Elena De Filippis ha mostrato dipinti in cui erano rappresentate immagini con questi colori”.
Al termine degli interventi dalla Casina D’Adda pubblico e relatori si sono spostati nella Piazza dei Tribunali, per ammirare il
restauro della Cappella che ha restituito il senso aulico originario, ricreando il fascino di un ambiente davvero unico.
Piera Mazzone


